A cura di Andrea Sorri (nella foto), Segment Development Manager, Smart Cities Axis Communications.
“Emergenza rifiuti a Roma”, “Sequestrata discarica abusiva”: sono titoli che, tristemente, ci siamo abituati a leggere tra le pagine di cronaca. Del resto, secondo l’ultima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani Ispra, in Italia vengono prodotte annualmente circa 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani – una mole imponente, che ancora si fatica a gestire e smaltire.
Le tecnologie di videosorveglianza possono rappresentare un valido aiuto, e non solo per quanto riguarda l’emergenza rifiuti. Sistemi basati su video di rete, sensori e analisi aprono svariate prospettive in termini di monitoraggio ambientale: dal controllo della qualità dell’aria all’inquinamento acustico, passando per le analisi metereologiche e la gestione delle risorse idriche.
Lotta all’abbandono illegale di rifiuti e protezione delle discariche autorizzate
L’abbandono dei rifiuti, oltre a essere un atto di profonda inciviltà, è un reato punibile ai sensi del “Testo Unico Ambientale”, come viene impropriamente detto il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con sanzioni che oscillano tra i 2600 e i 26000 euro, ed eventualmente l’arresto (da tre mesi a due anni in base alla pericolosità dei rifiuti abbandonati).
Ciononostante, gli scaricatori di rifiuti continuano ad agire ai bordi delle nostre strade. Cogliere i colpevoli sul fatto e identificarli è molto complesso ma, a questo scopo, la videosorveglianza può essere di decisivo supporto per gli enti locali: attraverso l’installazione in aree problematiche di telecamere fisse o temporanee con applicazioni di intelligenza artificiale è infatti possibile ottimizzare il monitoraggio e la rilevazione delle attività illecite. In che modo? “Catturando” gli eventi, classificando la presenza di persone e veicoli e monitorando il relativo tempo di permanenza.
In questo modo, le telecamere diventano un’arma importante contro l’abbandono dei rifiuti o il rovesciamento e il danneggiamento, a scopo di vandalismo, degli appositi contenitori di raccolta, consentendo di identificare i responsabili e di raccogliere prove utili per le conseguenti azioni legali. Inoltre, svolgono un’ovvia funzione di deterrenza, contribuendo ad evitare la ripetizione e l’escalation delle azioni illecite.
Nelle discariche autorizzate, il vantaggio strategico portato dalla videosorveglianza di rete risiede invece principalmente nella prevenzione: per esempio, sfruttando la tecnologia termografica combinata con la videoanalisi è possibile controllare e rilevare precocemente i segnali di pericolo d’incendio. I luoghi in cui vengono accumulati ingenti quantità di rifiuti possono trasformarsi rapidamente in una minaccia per la salute pubblica (ad esempio, per il proliferare di ratti, batteri, malattie, ecc.), oltre a rappresentare appunto per definizione, come già accennato, una zona ad elevato rischio di incendio, a causa della presenza di sostanze infiammabili, carta, mozziconi di sigaretta non spenti, ed altro ancora.
Per prevenire questi potenziali pericoli diviene cruciale la predisposizione, nelle discariche comunali e nei depositi di materiale indirizzato al riciclo, di sensori di rilevamento: questi strumenti possono inoltre, ad esempio, misurare il livello di riempimento del sito e inviare, se necessario, un segnale per l’organizzazione del ritiro.
Emergenze climatiche, detriti e corsi d’acqua: un esempio concreto
Le telecamere con intelligenza artificiale possono rivelarsi efficaci anche per il monitoraggio delle risorse idriche. Per esempio, Axis attualmente collabora insieme a TENEVIA, un’azienda che fornisce soluzioni e servizi di monitoraggio ambientale, a un progetto avviato da ARPAL, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure, e finalizzato al monitoraggio del fiume Roya.
Il progetto, ancora in fase di sviluppo, nasce da una situazione di emergenza: nell’ottobre 2020 la tempesta mediterranea Alex ha infatti colpito duramente le valli dei fiumi Vésubie, Roya e Tinée, causando inondazioni devastanti e danni significativi nel sud ovest della Francia e nel nord est dell’Italia. Tra le conseguenze di questo straordinario evento climatico, c’è stata anche la completa distruzione della stazione idrometrica di Airole, cittadina italiana in provincia di Imperia, vicino al confine francese, lungo il fiume Roya.
In particolare, l’alluvione ha danneggiato il sensore di pressione e letteralmente “spazzato via” il cavo utilizzato per le misure di portata. Per avere un’idea della gravità dell’evento basti pensare che un rilievo topografico effettuato il 7 ottobre 2020 ha stimato l’altezza massima della piena a poco più di 11 metri sopra lo zero idrometrico: un dato eccezionale se si pensa che i livelli più alti registrati prima del 2020 sono stati 7,02 metri nel 2014 e 6,90 metri nel 1970.
Questa catastrofe ha confermato ancora una volta l’importanza del lavoro svolto in Liguria da ARPAL per quanto riguarda il monitoraggio in tempo reale dei corsi d’acqua. Allo sforzo già messo in campo, si è aggiunta però la necessità di disporre di strumenti in grado di misurare in modo affidabile la portata d’acqua e di verificare le variazioni della geometria del corso fluviale. Proprio per rispondere a queste esigenze, l’ARPAL ha avviato il progetto di restauro complessivo del sito di monitoraggio di Airole, a cui Axis sta dando il proprio contributo.